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Presentati in Fondazione “I Giovedì della Bioetica 2020”

18febbraio2020ore 12:00Piacenza
Da sinistra: Fabio Fornari, Giorgio Macellari, Gaetano Rizzuto e Alberto Dosi

Presentati in Fondazione “I Giovedì della Bioetica 2020”

Otto appuntamenti: al via il 12 marzo con la conferenza di Valter Tucci sulle basi neurogenetiche del male

Sono stati presentati questa mattina, in Fondazione, nel Salone d’Onore di Palazzo Rota Pisaroni “I Giovedì della Bioetica 2020”.

Otto conferenze di otto grandi studiosi italiani di profilo nazionale ed internazionale - da giovedì 12 marzo a giovedì 12 novembre - sui grandi temi delle sfide etiche, dell’integrazione persona-macchina, del cervello plastico, delle cellule staminali e delle malattie neurovegetative, di come il cervello genera la coscienza, delle meccaniche della natura e dell’ecosistema, della morte e del morire e di altri temi di bioetica.

L’iniziativa è promossa, per il secondo anno, dall’Istituto Italiano di Bioetica - Sezione Emilia Romagna e dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano che sostiene il progetto.

Si parte il prossimo 12 marzo, alle 17,30, nel Salone d’Onore di Palazzo Rota Pisaroni (che quest’anno sarà la sede degli incontri sulla Bioetica) della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via Sant’Eufemia 13 con Valter Tucci dell’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) di Genova che svilupperà il tema “Le basi neurogenetiche del male”.

Che cos’è il bene? E il male? Cattivi si nasce? Si diventa? Si può smettere di esserlo? Valter Tucci, 44 anni, da tempo cerca di rispondere a queste domande. Tra le tante strade che poteva percorrere - quella della speculazione filosofica, tra tutte - ha scelto di concentrarsi sulla genetica. 

Dopo una laurea in psicologia e la specializzazione in medicina Tucci infatti ha studiato e fatto ricerca alla Boston University, al M.I.T. e a Oxford, prima di tornare in Italia e diventare Direttore del laboratorio di Genetica ed epigenetica del comportamento dell’I.I.T. di Genova.

Ha riassunto ne I geni del male - uscito per Longanesi - il frutto dei suoi studi: dall’origine primitiva del male, alla malvagità che mai come oggi mette in pericolo l’intero genere umano.

Il curatore scientifico dei Giovedì della Bioetica, Giorgio Macellari, presidente dell’Istituto Italiano di Bioetica Sezione Emilia Romagna e Alberto Dosi, del Consiglio di Amministrazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano, anche a nome del presidente Massimo Toscani, e il prof. Fabio Fornari, del Direttivo dell’Istituto, hanno illustrato, nel corso della conferenza stampa, il valore di questo progetto culturale che tanto successo ha riscosso nel 2019 e che è «destinato a studenti, studiosi e intellettuali, ma anche semplici cittadini, curiosi, coraggiosi e trasgressivi per sensibilizzare le gente sull’importanza del sapere scientifico e delle riflessione filosofica sulla Bioetica nel tempo che viviamo». Dosi ha confermato l’impegno della Fondazione “a sostenere l’iniziativa di grande valore culturale”. Fornari ha sottolineato gli aspetti scientifici dell’iniziativa partendo dalle grandi sfide etiche e dall’integrazione persona-macchina in medicina.

«Gli autori e i temi delle conferenze di quest’anno - ha spiegato il presidente Giorgio Macellari - hanno come sfondo comune l’interrogazione sulle implicazioni etiche delle innovazioni scientifiche e biotecnologiche. L’obiettivo delle conferenze, in particolare, è divulgare il metodo e i progressi raggiunti in queste aree del sapere, per costruire una cittadinanza scientifica qualificata. Anche il mondo politico va coinvolto: una classe dirigente che si muove in un sistema complesso e altamente dinamico quale quello attuale non può più esimersi dall’appoggio del sapere scientifico e degli interrogativi etici che solleva».

La sezione Emilia Romagna dell’Istituto Italiano di Bioetica, con sede a Piacenza, due anni fa ha ripreso le sue attività con una nuova organizzazione e nuovi soci e si propone, come ha sottolineato Giorgio Macellari, «di sollecitare un dibattito culturale intorno a temi di rilevanza scientifica, filosofica e morale e alle loro ricadute pratiche nella nostra vita quotidiana».

Lo spirito della Sezione dell’Istituto di Bioetica è «squisitamente multidisciplinare - ha detto Macellari - e concepisce l’integrazione fra saperi diversi come strumento di innovazione, progresso, libertà e democrazia e la diversità come una ricchezza e la difende come cammino verso la tolleranza e la convivenza pacifica».

«Con i “Giovedì della Bioetica” – hanno detto Giorgio Macellari e Fabio Fornari - promuoviamo il Sapere, con un particolare riferimento a quello scientifico, ma ampiamente integrato a quello umanistico in quanto opportunità per la crescita individuale e sociale, fisica e psicologica, intellettuale e spirituale».

Dopo la prima conferenza con Valter Tucci, ecco gli altri appuntamenti previsti a marzo, aprile e maggio.

Il 26 marzo, sempre alle 17.30, in Fondazione, sempre nel Salone d’Onore, l’incontro con Alberto Oliverio dell’Università La Sapienza di Roma che parlerà del tema “Il cervello plastico”.

Il 2 aprile sarà Alberto Martinelli, dell’Università di Milano, a parlare di “Scienza e Democrazia: un progetto europeo”.

Il 23 aprile, Maria Chiara Carrozza, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, affronterà “le sfide etiche dell’integrazione persona-macchina”.

Si conclude la prima parte dell’anno, il 21 maggio, con Elena Cattaneo, dell’Università di Milano, che tratterà il tema “Cellule staminali e malattie neurovegetative: i passi della scienza e dell’uomo”.

Si riprende in autunno, il primo ottobre, con Giuseppe Longo, dell’Ecole Normale Supérieure di Parigi e della Tufts University di Boston. Ci parlerà del tema “Meccaniche della natura ed ecosistema verso un’etica e un’analisi diverse del vivente”.

L’8 ottobre torna ai Giovedì della Bioetica, lo scienziato piacentino Matteo Cerri dell’Università di Bologna. Quest’anno spiegherà “Come il cervello genera la coscienza”.

I Giovedì della Bioetica chiuderanno il 2020, il 12 novembre, con lo scienziato Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano: “Morte e morire. Non è ora che cominciamo a parlarne quando stiamo ancora bene?”.

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