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Quinquaginta florenos auri de Florentia

18aprile2023ore 20:30Teatro Gioia, via Melchiorre Gioia, 20/a – Piacenza (PC)

Liceo “Respighi” | Teatro Gioco Vita

QUINQUAGINTA FLORENOS AURI DE FLORENTIA

lettura scenica

esito del laboratorio teatrale intensivo a cura di Nicola Cavallari
con la classe III G Scienze Applicate del Liceo “Respighi” di Piacenza

in scena Silvia Albasi, Luca Bagnalasta, Marta Barbazza, Camilla Cabrini, Tommaso Paolo Carman, Vladimir Cosman, Gjada Frisku, Lorenzo Gamaleri, Kevin Ghittoni, Francesco Guasconi, Martina Marieschi, Camilla Mazza, Gregorio Montani, Elena Mozzi, Margherita Ruggieri, Lorenzo Stefanoni, Riccardo Tummolillo, Oleksii Tuyev, Matilde Viotti, Edoardo Zambelli

staff tecnico Marco Gigliotti (luci e fonica) e Giovanni Mutti (macchinista)

un grazie particolare per la collaborazione alla dirigente scolastica del Liceo “Respighi” professoressa Elisabetta Ghiretti, alla referente per le attività teatrali dell’istituto professoressa Emanuela Sindaco, al tutor interno professor Aldo Acerbi e a tutti gli insegnanti della classe III G Scienze Applicate

Tra i carteggi più importanti del passato, giunti fino a noi, non possiamo non annoverare quello tra Petrarca e Boccaccio. Le lettere vanno dal 1339 fino al 1374, anno della morte di Petrarca. Il rapporto tra i due fu di grande amicizia, pur caratterizzata dalla sudditanza di Boccaccio nei confronti di Petrarca e dalla superiorità del maestro nei confronti dell’allievo. E ne abbiamo molteplici indizi. La prima lettera di Petrarca risale solo al 1350, scritta dopo la conoscenza di persona tra i due poeti, quando Petrarca fu ospite a Firenze di Boccaccio. E ancora, le sue risposte di Petrarca tardavano sempre e spesso le sue missive erano autocelebrative, mentre non mancavano ammonimenti nei confronti dell’autore del Decameron. Infine, nell’elenco delle donazioni testamentarie di Petrarca spicca il nome del suo antico allievo Giovanni Boccaccio, al quale lasciava «quinquaginta florenos auri de Florentia pro una veste hiemali ad studium lucubrationesque nocturnas (“cinquanta fiorini d’oro per una veste da indossare nelle ore di studio e di meditazione nelle notti di inverno”)», quasi a intendere che a Boccaccio convenisse studiare ancora molto.

Nonostante tutto l’amicizia tra i due fu forte. Ma come si comporterebbero ai giorni nostri Petrarca e Boccaccio? Che tipo di rapporto avrebbero? E Laura? E il Covid? E i telefonini? E i Visconti?
Tra il sacro e il profano, più profano che sacro… quinquaginta florenos auri de Florentia… Boccaccio si sarebbe certamente divertito, Petrarca ci avrebbe sicuramente mandato a… “ad studium lucubrationesque nocturnas”.

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