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Il Complesso di Santa Margherita

Il complesso di Santa Margherita conserva e valorizza tracce stratificate della bimillenaria storia urbana di Piacenza, offrendo rimandi all’epoca romana, altomedievale, bassomedievale, rinascimentale e barocca. Il suo recupero ha comportato una lunga e complessa serie di lavori: primo passo è stata la trasformazione della chiesa in Auditorium negli anni Ottanta ed il completamento l’inaugurazione dell’Antiquarium nel 2010.

L’immobile, comprendente la chiesa, la sottostante cripta e i locali di via Sant’Eufemia 12, un tempo adibiti a convento, si era avviato ad un lento degrado con la chiusura al culto e la definitiva sconsacrazione nel 1859. All’inizio del Novecento era un deposito di legname; la volumetria della chiesa risultava stravolta da un solaio in legno che la divideva in due piani. Negli anni Quaranta ospitava una rivendita all’ingrosso di generi alimentari e la cripta, svuotata dal riempimento di terra ed ossa e collegata con un montacarichi, era adibita a magazzino. Seguirono anni di abbandono, finchè il complesso passò nel 1974 alla Cassa di Risparmio di Piacenza. La Fondazione ne acquisì il possesso nel 1991: i locali affacciati su via Sant’Eufemia divennero la sede degli uffici; la chiesa barocca fu trasformata in Auditorium, cornice delle manifestazioni e degli eventi culturali.

 

Cenni storici e artistici

L’evoluzione architettonica del complesso offre uno spaccato di storia urbana dal II secolo a.C. all’avanzato XVIII secolo. Durante l’alto Medioevo venne impiantato un edificio di culto, al quale sono forse da collegare le tombe scoperte nel settore orientale del sito. Della chiesa altomedievale restano solamente due corridoi piani che costituiscono presumibilmente gli ingressi alla cripta. Il ricordo della chiesa di Santa Margherita compare per la prima volta nel 1167, ma non si trattò di una costruzione ex novo: la chiesa fu semplicemente ristrutturata, eretta in parrocchia e intitolata alla santa. Già nel XVI secolo si trovava in condizioni talmente prcarie da richiedere interventi radicali, compiuti nel 1619 con il passaggio a oratorio monastico dei Minori Riformati. L’edificio, così come si presenta oggi, è però in gran parte frutto della trasformazione compiuta dagli Agostiniani, subentrati ai Minori nel 1627.

Santa Margherita, ad aula unica in origine pavimentata in cotto, è suddivisa in campate rettangolari con quattro cappelle laterali e coperta da volta a botte; è chiusa da un’abside rettangolare, costruita intorno alla metà del XVIII secolo. La facciata presenta elementi di concezione ancora classica; la superficie è mossa da nicchie con statue, che contribuiscono a dare leggerezza all’insieme.

Lo spazio architettonico si fonde armoniosamente con le decorazioni pittoriche e a stucco, realizzate da artisti locali. Nella volta del presbiterio, a sovrastare il tavolo dei relatori, il grande affresco Gloria di Santa Margherita di Luigi Mussi, lo stesso artista che ha realizzato gli affreschi di Palazzo Rota Pisaroni. Qui la santa, posata su un drago, è accolta in cielo dalla Vergine e da una gloria di putti. Le parti a quadratura che serrano l’affresco sono attribuite ad Antonio Alessandri.