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Cos'è una Fondazione Bancaria

Sono enti con scopi e finalità sociali

da realizzarsi promuovendo l'equilibrato sviluppo socio economico del territorio nel quale operano, mediante progetti organici nei settori di intervento.

Non sono banche:

hanno come direttiva primaria la conservazione del patrimonio. Le banche invece perseguono finalità economiche, intermediando il risparmio e offrendo credito e prodotti finanziari.

Non fanno beneficenza:

i redditi delle Fondazioni vengono destinati al miglioramento e alla crescita socio economica del territorio, con particolare riferimento alle infrastrutture, ma anche per un rinnovato impulso dell'economia. Un'attività ben diversa dalla beneficenza.

In Italia vi sono in tutto 88 fondazioni bancarie.

Di queste, 19 si trovano in Emilia Romagna, regione con il più alto numero di fondazioni bancarie. Secondo la suddivisione geografica Acri, nel Nord Est sono 30 (2 Trentina Alto Adige, 3 Friuli Venezia Giulia, 6 Veneto, 19 Emilia Romagna); nel Nord Ovest 17 (2 Lombardia, 12 Piemonte, 3 Liguria); al Centro sono 30 (Toscana 11, Marche 8, Umbria 6, Lazio 5); nell'area Sud e Isole sono 11 (Abruzzo 4, Puglia 2, Campania 2, Calabria I, Sicilia 1, Sardegna I)

In valori assoluti, le erogazioni delle fondazioni italiane nel 2016 sono state di 1030,7 milioni di euro pari a oltre 20.000 interventi.

Il Protocollo MEF-ACRI

Per dare sistematicità alle migliori pratiche già sperimentate e pienezza di attuazione allo spirito delle norme che le regolano, nonché per rafforzare la difesa della propria autonomia rispetto ai poteri politici ed economici, nell'aprile 2012 le Fondazioni di origine bancaria si sono date una sorta di codice di riferimento volontario, ma vincolante: la Carta delle Fondazioni.
Tale carta ha posto le basi per un processo di autoriforma il cuí passaggio fondamentale è stato la firma, il 22 aprile 2015, di un Protocollo d'intesa fra l'Acri e il Ministero dell'Economia e delle Finanze, che è l'autorità di vigilanza sulle Fondazioni di origine bancaria. Esso impegna le Fondazioni a modificare i loro statuti secondo i contenuti del Protocollo stesso, intesi a rafforzare la diversificazione degli investimenti, valorizzare la trasparenza delle erogazioni, disciplinare in termini più stringenti la governance.

Le Fondazioni Bancarie

Le Fondazioni di origine bancaria sono soggetti non profit, privati e autonomi, che perseguono esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico. Dispongono di ingenti patrimoni, che investono in attività diversificate, prudenti e fruttifere. Dagli utili derivanti dalla buona gestione di questi investimenti traggono le risorse per sostenere attività d'interesse collettivo, in particolar modo nei settori della ricerca scientifica, dell'istruzione, dell'arte, della cultura, della conservazione e valorizzazione dei beni ambientali e paesaggistici, dell'assistenza alle categorie sociali deboli e in tutti quei settori, fra quelli ammessi dalla legge, che ciascuna Fondazione ritenga di prevedere nel proprio statuto.

Le origini

Le Fondazioni sono nate all'inizio degli anni Novanta con la cosiddetta legge Amato (n. 218 del 30 luglio 1990), che portò alla privatizzazione delle Casse di Risparmio e delle Banche del Monte. Queste erano enti creditizi con una forte connotazione solidaristica, sorti per lo più agli inizi dell'Ottocento. La legge Amato portò alla separazione dell'attività creditizia da quella filantropica. La prima fu scorporata e attribuita alle Casse di Risparmio Spa e alle Banche del Monte Spa, ormai società profit, commerciali private, disciplinate dal Codice Civile e dalle norme in materia bancaria e finanziaria analogamente alle altre banche.

Le attività finalizzate allo sviluppo sociale, culturale, civile ed economico rimasero invece proprie delle Fondazioni, a cui inizialmente fu data anche la proprietà di tutte le azioni in cui era stato ripartito il patrimonio delle neonate società bancarie: proprietà che è stata significativamente ridotta negli anni fino a scendere sotto la quota di controllo per la maggior parte delle Fondazioni.

In base alla storia delle rispettive Casse, alcune sono di natura istituzionale (le Casse originarie erano nate con il contributo di enti e dì organizzazioni della società civile) ed altre di natura associativa (le Casse originarie erano sorte come società anonima e con conferimenti patrimoniali di privati cittadini). Oggi la differenza fra le due consiste esclusivamente nel fatto che le associative conservano tuttora l'Assemblea dei Soci quale assise degli originari fondatori. Per entrambe, gli organi di governo sono: l'Organo di Indirizzo, quello di Amministrazione e quello di Controllo.

Le Fondazioni di origine bancaria sono diverse per origine, dimensione e operatività territoriale. Il loro ruolo è promuovere lo sviluppo dei territori su cui insistono e sono radicate, ma anche dell'intero Paese. È un ruolo che si esprime a due livelli: come enti erogatori di risorse filantropiche al non profit e agli enti locali, e come importanti investitori istituzionali. In qualità di "donors" , ogni anno le Fondazioni di origine bancaria nel loro insieme devolvono in erogazioni filantropiche circa un miliardo di curo e i beneficiari delle erogazioni sono sempre soggetti che perseguono finalità non lucrative di pubblico interesse: dunque sono soggetti privati non profit o istituzioni pubbliche. Le Fondazioni non possono fare donazioni alle imprese e al profit in generale.

I rendimenti del patrimonio investito sono la risorsa primaria attraverso cui le Fondazioni realizzano la propria missione: con essi infatti si alimentano le "erogazioni" , cioè i contributi a fondo perduto concessi a operatori pubblici o privati senza fini di lucro per la realizzazione di attività di pubblico interesse, ovvero le iniziative e i progetti di utilità sociale ideati e gestiti direttamente dalla Fondazione (i cosiddetti "progetti propri").

Entrambe le modalità di intervento, riconducibili ai modelli codificati nell'esperienza delle fondazioni anglosassoni rispettivamente come granting e operating, sono generalmente presenti nell'agire delle Fondazioni, in una combinazione che varia in finzione delle strategie di ciascun ente. Il modello granting è stato di gran lunga dominante nella fase iniziale di sviluppo del sistema delle Fondazioni, ma con il passare degli anni la realizzazione di progetti propri, tipica del modello operating, ha progressivamente accresciuto il suo peso, determinando la configurazione odierna del modello "tipico" di intervento delle Fondazioni caratterizzato da un mix integrato dei due approcci. Un modello plasmato sui bisogni espressi del territorio e disegnato flessibilmente in relazione agli obiettivi da conseguire.

Le Fondazioni si propongono quindi sul territorio in modo sempre più proattivo, interpretandone esigenze e aspettative sulla base del loro storico radicamento nella comunità e di competenze multidisciplinari derivanti dalla plurale composizione degli organi e da pratiche di ascolto attento dei principali attori locali.

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La sintesi dei bisogni rilevati dalle molteplici fonti sopra richiamate conduce alla definizione di strategie di intervento finalizzate alla creazione di valore per la comunità e fortemente orientate all'innovazione. Il perseguimento di tali strategie da parte delle Fondazioni è reso più incisivo da alcuni "vantaggi competitivi", rispetto all'azione del soggetto pubblico, di cui esse possono beneficiare in virtù della loro natura privatistica: il poter operare in una proiezione di lungo periodo svincolata da logiche di ricerca del consenso "a breve", l'adozione di processi decisionali più snelli e rapidi, la possibilità di sostenere, pur entro limiti ragionevoli, maggiori rischi di insuccesso degli interventi (a tutto vantaggio delle iniziative di carattere sperimentale). Nel solco di questa "vena" innovativa e sperimentale le Fondazioni hanno negli ultimi anni attivato, grazie anche alla rimozione di un vincolo normativo inizialmente esistente, un ulteriore e complementare strumento per il raggiungimento delle proprie finalità: l'impiego di quote del patrimonio, non più in forma mediata attraverso l'utilizzo dei rendimenti, ma in operazioni di investimento direttamente correlate alla missione (i cosiddetti Mission Related Investment).

Si tratta di investimenti nei quali l'obiettivo tipico dell'adeguata remunerazione del capitale, entro gradi di rischio coerenti con la natura di investitore istituzionale, si coniuga con la finalità di sostenere e promuovere realtà economiche dedicate alla realizzazione dì scopi riconducibili a fini di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico. Pur se ancora in quota limitata delle risorse finanziarie investite, anche in ragione dei vincoli che comunque permangono di adeguata redditività e tutela del capitale, questa linea di intervento ha raccolto una crescente attenzione da parte delle Fondazioni, che hanno colto in essa un elevato potenziale strategico e un'opportunità di ulteriore valorizzazione del proprio ruolo istituzionale.

Le Fondazioni concentrano i propri interventi, in un'ottica di complementarietà con le pubbliche amministrazioni, in settori cruciali per il benessere delle comunità quali i servizi alle categorie sociali svantaggiate, la ricerca scientifica, la cultura, l'istruzione, l'arte, la sanità, la conservazione e valorizzazione dei beni ambientali e paesaggistici, e, in generale i settori che identificano nell'accezione inglese welfare state. Nel corso degli anni, specie negli ultimi caratterizzati dall'arretramento della pre senza pubblica nel contesto sociale ed economico, le Fondazioni hanno maturato una crescente consapevolezza delle proprie potenzialità operative, distaccandosi dall'originario profilo di meri "enti di beneficenza" per assumere un ruolo ben più nevralgico nelle comunità di riferimento, con funzioni di propulsione e innovazione delle progettualità territoriali, di catalizzazione di risorse e creazione di sistemi locali di rete.